La Pieve del To - La Memoria Storica di Brisighella

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La Pieve del To

Pieve di San Giovanni in Ottavo o "del Tho"
La denominazione “Ottavo” si rifà al dominio romano e alla strada che di qui passava, collegando Faenza con la Toscana. Era la via Faventina, menzionata nell’Itinerario di Antonino Pio e la pieve era distante otto miglia dalla via Emilia, perciò: “Pieve de octo” abbreviato in “To” e poi modificato in “Tho”.
 
Così come la vediamo ora nelle sue forme romaniche, la pieve risale al sec. XII, ma la sua origine è molto più antica poiché un documento del 909 già la menziona. Era chiesa matrice, cioè unica in tutta la valle del Lamone ad avere il fonte battesimale, da cui dipendevano tutte le altre, punto di riferimento non solo religioso, ma anche socio-economico in quanto sede di mercato, depositaria di unità di misura come “la pertica di S. Giovanni in Ottavo”, collettore per il forese delle decime, luogo in cui si amministrava la giustizia.
 
È un edificio a tre navate con orientamento liturgico verso Est. Esternamente presenta elementi tipici dello stile romanico: archetti pensili, monofore, una bifora nell’abside, un semplice rosone nella facciata. L’interno è un vero scrigno non solo sul piano architettonico perché conserva inalterato l’aspetto originario, ma anche per le opere d’arte che contiene. Le navate sono separate da due file di colonne con capitelli, materiale di spoglio di provenienza romana, come pure l’acquasantiera ricavata da un capitello corinzio. Nell’abside e nell’arco trionfale lacerti di affreschi del sec. XII-XV, una lastra in arenaria con bassorilievo del sec. VIII che funge da paliotto; nella navata di sinistra un Crocifisso ligneo di scuola toscana di fine sec. XIII, una Madonna in terracotta policroma del sec. XV e nella navata di destra una tavola dei pittori faentini Scaletti e Mengari del 1515.
 
La pieve insiste su un edificio romano che scavi archeologici iniziati nel secondo dopoguerra hanno portato alla luce, di recente valorizzati con tavole didattiche. Si trattava probabilmente di una villa rustica per la presenza di numerosi dolii e di un frantoio familiare per la molitura delle olive. Sotto abside e presbiterio, un ambiente che poteva fungere da cripta, a cui si accedeva da una scala centrale.

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